Autonomia, federalismo, autogoverno, Indipendenza
Le proposte di riforma della Costituzione del 2005 proposte dal Centro destra e del 2014 proposte dal centro sinistra andavano tutte nel senso di ridurre i poteri degli enti locali, sia dei Comuni, che delle Regioni.
Lo ripetiamo: le riforme chieste dal Centro Destra nel 2005 e dal Centro Sinistra nel 2016 riducevano i poteri di Comuni, Province e Regioni.
Infatti per i poteri internazionali che governano l’Italia ed il Veneto questi poteri locali sono una scocciatura. Si pensi per esempio al fatto che un semplice sindaco di un piccolo paese può di fatto mettere in crisi il piano di realizzazione della rete 5G che serve a sua volta al piano della “via della Seta” che di fatto può portare ad un capillare controllo dell’individuo.
Tutto ciò in violazione delle norme che esistono e che, al contratrio, indicano di ampliare i poteri delle amministrazioni locali e regionali secondo il principio dell’ “autogoverno” , e questo è previsto da norme internazionali e dalla attuale Costituzione come confermata nel referendum del 2016.
La “Carta Europea delle Autonomia Locale” riconosce già dal 1986 il principio del Self-Government dell’ente locale (Comune, Provincia e Regione) prevedendo il diritto al federalismo fiscale e gestionale, senza possibilità di ricentralizzare le competenze se non dopo un referendum del rispettivo ente (vedi dopo).
Il principio del Self-Government è oggi tutelato dall’ art 117 della Costituzione, e la Carta Europea è già ratificata come legge dallo Stato Italiano.
Sia la riforma della “devolution” del 2005 sia la Costituzione Renzi Boschi andavano proprio ad attaccare l’ art. 117 della Costituzione togliendo poteri agli enti locali. Ancora peggio, introduceva il diritto della Stato di dichiarare necessario un certo progetto, per interesse naturale o semplice “coesione economica” di fatto travalicando la Costituzione per favorire gli interessi di pochi occulti proprietari.
Con la Devolution si è perfino tentato di togliere l’obbligo dello Stato di riconoscere gli atti internazionali e la Carta Europea Autonomie e Autogoverno locale rispetto alle Regioni che avrebbero perso valore costituzionale proprio grazie alla Devolution (!)
La attuale Costituzione invece obbliga anche le Regioni ad attuare questi trattati internazionale, ma purtroppo non lo fanno, nemmeno coloro ch si dichiarano autonomisti o federalisti, ma nei fatti fanno solo credere di difendere questi principi ma non li applicano.
Le Regioni hanno l’obbligo Costituzionale, come per altro pure lo Stato, di rispettare i vincoli internazionali, ed l’applicazione di quelle leggi del Consiglio d’Europa che tutelano le identità locali, le minoranze linguistiche, l’autogoverno locale, il paesaggio ecc, ma non lo fanno.
Queste norme sono in particolare la ETS No. 122 “la Carta europea dell’autonomia locale” del 1986, che realizz già dal 1986 il federalismo fiscale ! Assurdo ma vero,e semplicemente lampante che l’Italia non rispetta questi obblighi, che però esistono.
Il rispetto di queste norme internazionale è attualmente
obbligatorio e inserito all’ art. 117 della Costituzione Italiana.
Infatti il Consiglio d’Europa (http://www.coe.int ) è una organizzazione
internazionale europea che protegge i diritti umani economici e sociali degli Europei, ma il Consiglio d’Europa non fa parte nè dell’Unione Europea, nè dell’Ordinamento Comunitario, nè del diritto Europeo cogente, nè dell’ONU (Certe norme del Consiglio d’Europa sono “richiamate” in certi Trattati sull’Unione Europea, ma non sono leggi europee).
Hanno cercato di togliere dalla Costituzione la frase “obbligo internazionale” per ridurre i diritti delle autonomie perché in pratica toglieva allo Stato l’obbligo di applicare le convenzioni .
Per fortuna possiamo ancora attuare:
Carta europea delle autonomie locali STCE n° : 122
Convenzione Quadro sulle protezione delle Minoranze nazionali L.n302/1997
Carta europea delle lingue regionali o minoritarie STCE n° : 148
A tutto questo va aggiunto che l’annessione del 1866 è stata illegale ed è stata pure cancellata, quindi è il tempo per i Veneti di chiedersi se vogliono ridiscutere il rapporto di sudditanza con l’Italia, perchè ne hanno diritto legale fino al 2066. Questo è il risultato degli studi di Loris Palmerini che ha dimostrato giuridicamente la nullità giuridica dell’Annessione del 1866, che non riguardava il Veneto, ma il Lombardo-Veneto, uno Stato a cui si può chiedere di riprendere il proprio Autogoverno per liberarsi dalla dittatura economico, sociale e politica che li attanaglia.
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